Assaggiare il vino in tutti -e con tutti- i sensi
Assaggiare il vino in tutti -e con tutti- i sensi
Tasting wine in all -and with all- senses
La degustazione sensoriale in vigna presso l’Azienda Agricola Maurizio Ponchione di Govone
The in-vineyard sensorial tasting at Azienda Agricola Maurizio Ponchione in Govone
(See the English version below)
Un antico aratro, un scarponi consunti che hanno calpestato chilometri di terra di vigna, la foto del nonno con il quale tutto è cominciato e quella della nuova generazione, poi ancora la museruola per il bue, infaticabile, vigoroso lavoratore, affinché non si distraesse attratto dall’erba fresca e l’attrezzo per tostare quattro o cinque chicchi di caffè -perché mica c’era da sprecare all’epoca- oppure la cicoria, quando proprio non restava altro.
Anche di questi palpitanti ricordi che si godono il meritato riposo nella cantina ristrutturata, ora divenuta suggestivo sacrario, è fatta l’Azienda Agricola Maurizio Ponchione di Govone che ci ha ospitati sabato 8 giugno 2019 in occasione dell’evento La Luna e Il Ciabot.
Vino che accoglie, riscalda, delizia e insegna
Organizzata da Tourdivini di Cristina Sorice, in collaborazione con Federica Piccoli, coinvolgente conduttrice di esperienze sensoriali legate al cibo e al vino ed esperta di meditazione, la degustazione in vigna è stata un vero e proprio viaggio nella storia di un’azienda, nella personalità di un territorio e dentro noi stessi.
Per conoscere un territorio e le sue eccellenze, bisogna viverlo, calpestare la sua terra, respirare la sua aria.
Accolti da un Arneis limpido e delicato come vetro liquido, dopo aver goduto il panorama delle colline di Govone che si apprezza dalla sede dell’azienda agricola, ci siamo arrampicati tra i filari sui quali l’uva ancora giovanissima, cresce piano piano tra innumerevoli sfumature di verde di foglia e terra finissima che pareva cipria rilucente.
Siamo arrivati al Ciabòt del Bricco degli Albazzi con le scarpe impolverate -perché se si deve essere in ciò che si fa è giusto accogliere su di sé traccia del luogo che si sta esplorando- ascoltando il nostro respiro e il rumore leggero dei nostri passi, percependo non solo il colore della luce ma il suo “suono”, la sua vibrazione cromatica,
Un pezzo di storia del Piemonte tradotta in calce e mattoni…
I ciabòt sono piccole costruzioni tipiche della campagne piemontesi, situate nei vigneti, particolarmente in uso nel XIX secolo. Essi avevano diverse funzioni, sintetizzabili nella necessità di godere di un riparo da sole e pioggia, di ricoverare gli attrezzi da lavoro e di raccogliere l’acqua piovana. Dapprima costruiti con frasche sostenute da semplici strutture, nel tempo i ciabòt sono divenuti simbolo di benessere economico dei proprietari terrieri, tramutandosi in vere e proprie costruzioni, alcune delle quali caratterizzate dalla presenza di camini e decorazioni.
Raggiunto il ciabòt sito in una delle vigne dell’Azienda Agricola Maurizio Ponchione, Federica Piccoli ci ha guidato lungo un percorso fatto di percezioni, aiutandoci a sentire noi stessi nell’ambiente che ci stava ospitando e a fare nostre le sensazioni provocate dal vino che abbiamo “assaggiato”, dapprima con l’udito, ascoltandone la mescita nei calici, poi, con la vista, osservandolo sullo sfondo delle foglie di vite e del cielo, poi attraverso l’olfatto e infine con il gusto, declinato attraverso ogni parte della bocca.
A piedi nudi…
Terminare un’esperienza così tanto intrisa di piacevolezza e di intimo dialogo camminando a piedi nudi tra i filari è stato davvero impagabile. Ci ha permesso di capire cosa intende Federica quando dice che “strutturalmente” e idealmente, l’uomo e la vite -se forti- sono affini, poiché capaci di resistere a qualsiasi avversità grazie a solide radici che diventano articolati rami aperti all’esistenza.
Merenda o cena? In Piemonte si scelgono entrambe.
In un momento storico-gastronomico in cui in moltissimi locali delle città piemontesi si può consumare un pasto che nel nome -e di fatto- fonde aperitivo e cena, al ciabòt abbiamo riscoperto le origini di questa tendenza: la Merenda Sinoira. Essa, prima dell’epoca industriale, rappresentava un pasto consumato nel tardo pomeriggio dai contadini che lavoravano la vigna, finalizzato a rifocillarsi prima di riprendere il lavoro che si protraeva fino al calar della notte.
Protagonista assoluta della Merenda Sinoira era la Sòma d’Aj, una fetta di pane bruscato strofinato con una fisca (spicchio) d’aglio e consumata con una rapa (grappolo) d’uva moscato. Ma non è difficile immaginare altre semplici delizie che dalla prosaicità del duro lavoro sono passate alla poesia di un gusto semplice, irresistibile ed evocativo, quali pane burro e salame o pane burro e acciughe.
Proprio pane burro e acciughe ci hanno deliziato, tra molte altre tipicità, durante la merenda sinoira al ciabòt, tradotta secondo uno stile contemporaneo ed elegante.
Grazie!
Seduta su una balla di fieno, con la schiena appoggiata al muro fresco, con gli occhi pieni di una bellezza lirica di vigna generosa e con accanto gli amici e colleghi Francesca Avetta e Francesco Cugliari che con me hanno fondato Sapere di Gusto, ero felice, credetemi.
Grazie quindi all’Azienda Agricola Maurizio Ponchione produttrice dei vini che abbiamo degustato (Arneis, Barbera, Roero, Nebbiolo, Spumante Brut) e grazie a Tourdivini -in particolare a Cristina Sorice- e a Federica Piccoli per averci accolto e regalato qualcosa da ricordare e condividere.
Alla prossima avventura…
An ancient plow, a pair of worn-out boots that have trampled kilometers of vineyard soil, the photo of the grandfather with wich all is started and the picture of the new generation.
The muzzle for the ox, indefatigable, vigorous worker, so that he does not attracted by the fresh grass, and the tool to roast four or five coffee beans – because there was nothing to waste – or chicory, when just nothing else remained.
The Azienda Agricola Maurizio Ponchione is also made by these throbbing memories that now enjoy a well-deserved rest in the restored cellar, which has become a fascinating shrine; Saturday, June the 8th, the Company hosted us on the occasion of the La Luna e Il Ciabot event.
Wine that welcomes, warms, delights and teaches
Organized by Cristina Sorice’s Tourdivini, in collaboration with Federica Piccoli, an engaging conductor of sensorial experiences related to food and wine and a meditation expert, the tasting in the vineyard has been a real journey into the history of a company, in the personality of a territory, and within ourselves.
To get to know a territory and its excellences, you have to live it, trample its land, breathe its air.
Welcomed by a limpid and delicate Arneis wine that was as a liquid crystal, after enjoying the view of the Govone’s hills, we climbed among vine in which the very young grapes grows slowly, among countless nuances of greens and very fine soil that looked like shining powder.
With dusty shoes -because if you have to be in what you are doing is right to take on yourself a trace of the place you are exploring- listening to our breath and the light noise of our steps, and perceiving not only the color of light but its “sound”, its chromatic vibration, we arrived at the Ciabòt of the Bricco degli Albazzi, a small and wonderfully simple building located on the hill top.
A piece of Piedmont history translated into cement and brick …
The ciabòt are small buildings typical of the Piedmontese countryside, located in the vineyards, particularly in use in the nineteenth century. They had different functions; to enjoy a shelter from sun and rain, to protect work tools and to collect rainwater. First built with branches supported by simple structures, over time the ciabòt becomed a symbol of economic well-being for landowners, turning into real buildings, some of which are characterized by the presence of chimneys and decorations.
Reached the ciabòt located in one of the vineyards of the Azienda Agricola Maurizio Ponchione, Federica Piccoli guided us along a way made of perceptions, helping us to feel ourselves in the place that was hosting us and to make ours the sensations provoked by the wine we have ” tasted “, first with the hearing, listening to it poured into the glasses, then, with the view, observing it against the background of the vine leaves and the sky, then through the sense of smell, and finally with the taste, declined through every part of our mouth.
Barefooted…
Ending an experience so full of pleasure and intimate dialogue walking barefoot through the vineyard rows, has been truly priceless. It allowed us to fully understand what Federica means when she says that “structurally” and ideally, man and vine – if they are strong – are similar, because they are capable of resisting to anything, thanks to solid roots that become articulated branches open to existence.
Snack or dinner? In Piedmont, both are chosen.
In a historical and gastronomic moment in which in many places in the Piedmontese cities you can have a meal that blends aperitif and dinner -with the name and in fact- in the ciabòt we have rediscovered the origins of this trend: the Merenda Sinoira. Before industrial age, it represented a meal consumed in the late afternoon by the farmers who worked the vineyard, aimed at refreshing them before resuming work that lasted until sunset.
The absolute protagonist of the Merenda Sinoira was the Sòma d’Aj, a slice of toasted or grilled bread, rubbed with a fisca (clove) of garlic and consumed with a rapa (bunch) of Moscato grapes. But it is not difficult to imagine other simple delights that from the prosaic nature of hard work have passed to the poetry of a simple, irresistible and evocative taste, such as bread, butter, and salami or bread, butter, and anchovies.
Just bread, butter, and anchovies have delighted us, among many other typical products and dishes, during the Merenda Sinoira at the ciabòt, translated in a contemporary and elegant style.
Sitting on a bale of hay, with my back leaning against the wall, with my eyes full of a generous vineyard lyrical beauty and with my friends and colleagues Francesca Avetta and Francesco Cugliari who founded Sapere di Gusto with me, I was happy, believe me.
Thanks!
So, many thanks to the Azienda Agricola Maurizio Ponchione, producer of the wines we tasted (Arneis, Barbera, Roero, Nebbiolo, Spumante Brut) and thanks to Tourdivini – in particular Cristina Sorice- and to Federica Piccoli for having welcomed us and given us something to remember and share.
See you at the next adventure!